Segnali stradali.

Il punto è che una cosa così io non me l’aspettavo.

Una passione travolgente che ti ribalta le certezze.

Un sentimento così grande che rompe le barriere.

Una cosa così io, non me l’aspettavo.

Eppure la accolgo, come se la stessi aspettando da sempre.

La curo come se senza di essa nient’altro avrebbe senso

La abbraccio come se fosse il valore più importante che possiedo.

Una cosa così io, non me l’aspettavo.

Ed ho scoperto era quello che volevo.

E mi sono resa conto che è esattamente quello che sognavo.

Vista dall’alto.

Un gioco di sguardi, parole, calore.

Io ti osservo e mi sembra di sentire ogni fibra del mio corpo attratta dal tuo odore.

Ho voglia di tenerti vicino, di abbracciarti con gli occhi.

Ho voglia di sentirti sussurrare, e di guardarti mentre provi a dissimulare.

Alle volte giro il volto, per sorridere, come se potesse proteggermi dal mio imbarazzo…

Ma tu sei lì, attento, ad accarezzarmi come un vento piacevole in una giornata di sole, a spettinarmi con una delle tue battute che profumano di passione.

E io ringrazio…

ringrazio per ogni attimo di pace che ci attraversa.

Ringrazio per ogni momento di godimento che ci percorre mentre siamo distratti dall’essere concentrati l’uno dall’altra.

Ogni battito che rimbomba dal tuo petto è una stoccata che va un po’ più a fondo nel mio.

Lascia andare ogni insicurezza, sono pronta raccoglierla, a cullarla.

Lascia andare ogni emozione, sono pronta ad accoglierla, a sentirla.

Ti guardavo da lontano, ma in ogni frazione di secondo, arrivavo più vicino.

Le giornate di sole.

Come l’aria che accarezza la sabbia e cancella le impronte. Io lì, incantata dalla bellezza del momento, ho perso le mie stesse orme.

Lì, in quel momento, non avevo bisogno di altro, sentivo l’aria che mi spettinava i capelli e mi riempiva i polmoni di sensazioni. L’aria che soffiava dolcemente su quella piccola fiamma, che era lì dimenticata, passata inosservata.

Sentirmi compresa.

In quell’abbraccio che cercavo di rifiutare mi sentivo protetta.

Questo è quello che è successo, questo è quello che inspiegabilmente ho sentito.

Non voglio più smettere di sentire, mai…

Una settimana durata anni.

Mi guardi, sorridi e piano scivoli dentro di me. Sento la mia pelle fremere all’unisono con la tua, il tempo si è fermato. Quell’attimo così preciso e perfetto sembra parte di un sogno impossibile. Invece sei qui, sopra di me, con quella voce che ascolterei per ore.

Il primo giorno che ti vidi pensai che mi sarei potuta innamorare di te, ti avevo sentito parlare cinque minuti, una conversazione tra un gruppo di amici, beh… Fu abbastanza per rimanere colpita.

Il secondo giorno che ti vidi rimasi ugualmente colpita, in quel pub c’era il pienone, la musica assordante, ma io sentivo solo la tua voce con quell’accento marcato che hai che mi faceva impazzire.

Il terzo giorno si parlava davanti a un cocktail di come mia madre mi avrebbe voluta fidanzata con il mio migliore amico, e tu sembravi convinto che sarebbe successo, già… La cosa mi dava veramente urto “Io chiedo a lui di te e tu pensi che io possa realmente fidanzarmi con lui?”

Il quarto giorno è passato più di anno e tu mi arrivi a sorpresa. Sei la mia sorpresa in una serata strana, in un periodo strano. Una sorpresa sfuggente, dovevi lavorare, tanto è bastato per farmi sorridere tutta la sera.

Il quinto giorno ti sono letteralmente saltata addosso, cose da non credere. I nostri amici erano un po’ increduli in effetti e probabilmente lo eri un po’ anche tu… Però ormai avevo fatto e… Beh lo rifarei.

Il sesto giorno non pensavo saresti arrivato, lo scoprii solo 2 giorni prima. Quando arrivasti fui felice, ma mi hanno detto che ti guardavo pensando “voglio ma non posso”… A dire il vero non mi accorsi del mio sguardo, ma sicuramente lo pensavo.

Il settimo giorno è iniziato tutto, mi hai presa per la prima volta per mano mentre eravamo in cima, e lì mi sono innamorata. È difficile da spiegare come sia avvenuto so solo che avrei voluto che quella mano non me la lasciassi più, perché il mondo aveva cominciato in quell’istante ad avere un po’ di senso in più.

Tra il settimo giorno e oggi di cose ne sono successe tante, e quelle più spiacevoli sono capitate perché la paura alle volte rende ciechi. Fortunatamente altre volte ti spiana la strada per il tuo momento perfetto.

Qual’ è il momento perfetto?

Tutti quelli in cui so che esisti tu con me.

Prima luce

Mi scorre dentro, risale per le gambe, scalda il mio ventre, stringe lo stomaco e poi la gola, mi schiude leggermente le labbra e infine mi bagna gli occhi.

Chiamalo affetto se vuoi, chiamala attrazione, chiamalo amore… Non so come si chiami, non so nemmeno se un nome ce l’abbia, ma so che mi scorre dentro, riempie le mie vene e le fa pulsare, riempie i miei polmoni e mi fa respirare quasi come se l’aria fosse la più pulita mai respirata fino ad ora.

A sentirsi vivi ci vuole un attimo ho scoperto, basta assaporarti sai… Basta sentire la sensazione della tua mano tra le mie cosce, basta sentire il tuo sguardo che cerca il mio, basta sentire il tuo corpo caldo sul mio. Basti tu.

Radice di 0.

Cosa sei? Sei ciò che non ho mai voluto, ciò che ho inevitabilmente desiderato. Sei le mie parole, quelle che si sgretolano di fronte alla tua cecità.

Cosa sei? Sei tu, soltanto tu, immerso nella marea di favole tristi che ti racconti. Sei i miei gesti, quelli che si spengono di fronte alla tua cofosi.

Cosa sei? Sei aria, di quella viziata però. Sei i miei pensieri, quelli che sbiadiscono di fronte al tuo silenzio ostinato.

Sai cosa sei? Nulla, in realtà sei nulla. Eri frutto dell’immagine che avevi costruito e alla quale io avevo creduto. Ora sei l’insieme incoerente dei pezzi della tua finta immagine mescolati al contrario.

23.

Sentirsi vibrare, come accordi.

Esplorarsi, cercarsi, condividersi.

Guance piene di sorrisi.

Labbra sul corpo per arrivare al cuore.

Sentirsi vibrare, accordi.

Esitare.

Attorniati di nero, sentirsi arrossire.

Riprendere ed esplodere.

Danza senza fine di anime solitarie sfilacciate.

Musica di sospiri sommersi dal mare.

Ruchè

La testa gira.

Io non capisco.

La bottiglia è rovesciata sul tavolo

Forse io sono rovesciata sulla sedia

No, non capisco.

La testa gira.

La mia mano sanguina

Il vino rosso scorre.

Lui mi guarda preoccupato

Io non capisco.

Un taglio alla mano non è niente confronto a quanto mi hai fatto male tu in fondo. Un taglio alla mano sanguina meno dell’incisione con il tuo nome che hai voluto farmi con il tuo narcisismo.

No, non capisco.

Lasciami in pace, mentre curo le mie ferite sotto il tuo sguardo colpevole. Lasciami sola, non voglio più sentire le tue scuse raffazzonate senza cura.

Controvento.

Se dovessi dire come mi sento, onestamente, non saprei dirlo. L’ennesima battaglia contro i mulini a vento, ovviamente vana… ovviamente persa.

Allora rimango così, un po’ interdetta e un po’ delusa, perché questa volta ero convinta che ce l’avrei fatta, e invece…

Ormai ho imparato a non prendermela troppo, ad accettare che tutto succede per un motivo e che anche quest’ultima avventura, seppur schiantatasi contro un iceberg peggio del Titanic, abbia avuto un suo senso.

Direi che più che un senso abbia avuto un dissenso anzi, molti dissensi, questo è poco ma sicuro. Eppure ho combattuto sprecando tante energie e tante parole, per poi ritrovarmi come al solito sola, e per mia scelta per giunta.

In pratica, si è capito, faccio e disfo tutto io, gli altri sono in balìa dei miei deliri di onnipotenza probabilmente, oppure semplicemente non hanno abbastanza spina dorsale per dirmi che ogni tanto potrei anche ingoiarmi la lingua e cogliere l’ occasione per stare zitta o semplicemente per non fare nulla.

Analizzando la questione, c’è un aspetto che rimane lampante, faccio sempre tutto io, da sola… anche quando dovremmo essere in due, faccio comunque tutto io e questo si evince dal fatto che le colpe rimangono tutte a me, sempre. Probabilmente un’altra cosa che faccio sempre e solo io è assumermi le colpe… di entrambi.