Ruchè

La testa gira.

Io non capisco.

La bottiglia è rovesciata sul tavolo

Forse io sono rovesciata sulla sedia

No, non capisco.

La testa gira.

La mia mano sanguina

Il vino rosso scorre.

Lui mi guarda preoccupato

Io non capisco.

Un taglio alla mano non è niente confronto a quanto mi hai fatto male tu in fondo. Un taglio alla mano sanguina meno dell’incisione con il tuo nome che hai voluto farmi con il tuo narcisismo.

No, non capisco.

Lasciami in pace, mentre curo le mie ferite sotto il tuo sguardo colpevole. Lasciami sola, non voglio più sentire le tue scuse raffazzonate senza cura.

Controvento.

Se dovessi dire come mi sento, onestamente, non saprei dirlo. L’ennesima battaglia contro i mulini a vento, ovviamente vana… ovviamente persa.

Allora rimango così, un po’ interdetta e un po’ delusa, perché questa volta ero convinta che ce l’avrei fatta, e invece…

Ormai ho imparato a non prendermela troppo, ad accettare che tutto succede per un motivo e che anche quest’ultima avventura, seppur schiantatasi contro un iceberg peggio del Titanic, abbia avuto un suo senso.

Direi che più che un senso abbia avuto un dissenso anzi, molti dissensi, questo è poco ma sicuro. Eppure ho combattuto sprecando tante energie e tante parole, per poi ritrovarmi come al solito sola, e per mia scelta per giunta.

In pratica, si è capito, faccio e disfo tutto io, gli altri sono in balìa dei miei deliri di onnipotenza probabilmente, oppure semplicemente non hanno abbastanza spina dorsale per dirmi che ogni tanto potrei anche ingoiarmi la lingua e cogliere l’ occasione per stare zitta o semplicemente per non fare nulla.

Analizzando la questione, c’è un aspetto che rimane lampante, faccio sempre tutto io, da sola… anche quando dovremmo essere in due, faccio comunque tutto io e questo si evince dal fatto che le colpe rimangono tutte a me, sempre. Probabilmente un’altra cosa che faccio sempre e solo io è assumermi le colpe… di entrambi.